Sentenze MPS: un primo passo nella direzione giusta, ma non ancora sufficienti

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Il PRC esprime parziale soddisfazione riguardo alla sentenza con la quale Mussari, Vigni e Baldassarri sono stati giudicati relativamente alla ristrutturazione del derivato Alexandria. Un primo passo nella direzione giusta, ma non ancora sufficiente. Infatti in questa vicenda sono troppo gravi le responsabilità sia penali che politiche per cavarsela con una condanna in un reato relativamente secondario rispetto alle dimensioni del danno causato alla banca e alla città. In attesa che termini anche il processo principale trasferito a Milano, i cittadini dovrebbero prendere piena consapevolezza di quali forze politiche hanno ridotto in questo stato la Banca, la Fondazione e la città di Siena. Decidendo di cambiare, altrimenti una presa di visione della situazione fine a sè stessa è tutto inutile. La Fondazione MPS era il principale bene comune della città, realizzato con il sudore dei dipendenti ed i risparmi dei cittadini di Siena, nel corso di secoli di investimenti accorti e prudenti. Rappresentava una fonte di Stato Sociale e servizi di qualità per i cittadini, specie per le categorie più deboli della società. La Fondazione è stata purtroppo usata anche per altro, in modo sbagliato, con elargizioni clientelari erogate a soggetti che non mettevano in campo progetti realmente utili, ma che assicuravano un sostegno politico ed elettorale ad una parte -e solo a una- della città. Ma sicuramente anche queste distorsioni odiose dell’attività della Fondazione non sono sufficienti a giustificare da sole il disastro che è avvenuto. Qualcuno ha deciso di “privatizzare” questo bene comune, facendo perdere la quota di controllo della Fondazione e dilapidarne il patrimonio in operazioni scellerate come l’acquisto di Antonveneta e Banca 121 (nelle quali qualcuno vede irresponsabilità e imprudenza, mentre qualcun’altro vede malafede e interessi politici ed economici personali). Come in altre privatizzazioni meno recenti, si è deciso di svendere un bene comune della collettività per farlo finire nelle mani di pochi amici, felici di assicurare un ritorno economico alle parti politiche che si sono accollate la responsabilità di compiere il “lavoro sporco” per questi signori. Un’indicazione alla privatizzazione che è avvenuta -e continua ad avvenire anche in altri ambiti- sicuramente a livello di politica nazionale, ma che i referenti senesi hanno eseguito quasi senza battere ciglio e senza considerare le conseguenze che si sarebbero ripercosse così duramente sul nostro territorio. A differenza di altri gruppi politici, che sostengono che il problema del Monte dei Paschi è stato l’averla affidato la Banca ai “politici” o ai “non-senesi”, Rifondazione Comunista ritiene che il problema stia principalmente nell’averla affidata ai “politici sbagliati”, che l’hanno usata per i propri scopi e per la propria parte, anziché negli interessi della cittadinanza tutta. Riteniamo inoltre che sia giusto che la cittadinanza eserciti una funzione di controllo sulle politiche della Banca, a fronte del fatto che tale Banca deve molto al lavoro dei dipendenti e ai risparmi dei cittadini. Che tuttavia gli stessi cittadini, negli ultimi anni, si siano dimostrati poco attenti alla situazione MPS, delegando questo potere di controllo alle persone sbagliate senza vigilare su quanto stavano facendo. E riteniamo infine che alcune persone che avevano gli strumenti e la responsabilità di capire e denunciare quello che stava succedendo hanno deciso, talvolta anche per ragioni di utilità economica personale, di girare lo sguardo da un’altra parte. Rifondazione Comunista in passato aveva avanzato la proposta di suddividere il Monte dei Paschi in una “bad bank” che si accollasse la maggior parte delle passività, da quotare in borsa, e una “good bank” più piccola e con meno passività, nella quale la Fondazione potesse continuare a detenere quote rilevanti e svolgere un qualche ruolo di indirizzo in favore delle politiche sociali e produttive del territorio. Fondazione e Banca si sono mosse nella direzione opposta, accollando le perdite alla collettività e facendo calare fino al 2% le quote di proprietà della Fondazione. Di recente è tornata d’attualità la proposta che facemmo all’epoca, ma realizzarla in questo momento, dopo che i buoi sono ormai già scappati dalla stalla, è una scelta ormai fuori tempo massimo. Di certo la città non si risolleverà continuando ad affidarsi alle forze politiche che la hanno affondata. Ancora una volta, è ora di cambiare, altrimenti è tutto inutile. 

Circolo del Partito della Rifondazione Comunista “Viro Avanzati” Siena

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