L’intreccio mortale fra mafia, politica e affari scuote la Toscana.

Rifondazione Comunista: “Sistema strutturalmente marcio. Accertare le responsabilità personali è solo il primo passo, occorre contrastare il “sistema” delle infiltrazioni mafiose. Si istituisca commissione regionale d’inchiesta.”

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di Rifondazione Comunista Toscana

Una delle inchieste principali si chiama “Keu”, come i rifiuti ad alta concentrazione di cromo e metalli pesanti derivanti dagli scarti di lavorazione delle pelli. Al centro delle indagini della DDA di Firenze c’è proprio l’universo che ruota attorno al distretto conciario. Pesantissime le accuse ad esponenti politici di primo piano della governance Toscana, il capo di gabinetto del presidente Eugenio Giani e il consigliere regionale Pieroni (per entrambi l’accusa gravissima è di corruzione), la sindaca di Santa Croce e presidente del Polo tecnologico conciario Giulia Deidda (accusata di associazione a delinquere).

Direttamente sottoposti a custodia cautelare invece i vertici dell’associazione conciatori di Santa Croce e i gestori degli impianti di smaltimento di Pontedera (Pisa) e Levane (Arezzo); indagati inoltre una decina fra industriali e amministratori. Sullo sfondo lo smaltimento illecito dei rifiuti tossici prodotti dalle concerie e il ruolo fondamentale di personaggi legati alla cosca ‘ndranghetista dei Gallace, potente famiglia di Guardavalle (CZ) con influenza affari in tutto il centro-nord Italia.

“Ci sorprendiamo dello stupore” dice Alessandro Favilli, segretario regionale del PRC; “che la criminalità organizzata avesse le mani in settori come lo smaltimento dei rifiuti è cosa nota a chiunque(…); altre inchieste della magistratura e anche indipendenti di appena due anni fa avevano messo in luce la permeabilità del distretto del cuoio, con aziende che liberavano scarichi tossici avvelenando l’ambiente e la salute. Noi lo ripetiamo inascoltati da anni che sulla gestione dei rifiuti, sugli appalti, sull’edilizia, si consumano interessi enormi.”

“Certo, -continua Favilli- un sistema di corruzione così collaudato da anni, che mette insieme potere politico, economico e mafioso, se confermate le ipotesi accusatorie, ridisegnerebbe in modo preoccupante il modello di governo Toscano. Qui non è un problema di singoli che sbagliano, c’è un modo di concepire il potere che va contrastato con strumenti che non possono essere affidati solo alle forze di polizia o alla magistratura. La lotta alla mafia riguarda le istituzioni politiche, culturali, economiche. Nessuno può sentirsi non coinvolto da quello che sta succedendo. Per questo va istituita una commissione d’inchiesta del Consiglio Regionale sulla vicenda, sulle infiltrazioni mafiose in Toscana ad ampio raggio, e sulle eventuali contiguità politiche”.

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