Blocchiamo il Paese e obblighiamoli a cambiare

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Lunedì 12 Dicembre 2011





La crisi delle banche e della finanza ha determinato a livello europeo un quadro politico e sociale molto pericoloso. I poteri forti non riescono più a fidarsi della classe dirigente del paese e sono ricorsi direttamente ai manager ed ai professori.
In Italia la manovra del governo Monti è una stangata in totale continuità con le politiche di Berlusconi. Graverà sulla media delle famiglie per 635 euro. Sommato alle manovre di Berlusconi di luglio e agosto, l’impatto su ogni famiglia raggiungerà nel quadriennio 2011-2014, i 6.400 euro. La manovra colpisce sempre gli stessi, e salvaguarda sempre gli stessi. Colpisce le lavoratrici e i lavoratori, i pensionati, i giovani. Salvaguarda i grandi patrimoni, i grandi speculatori, i grandi evasori.
E’ vergognoso l’intervento sulle pensioni. Si porta da subito l’età pensionabile a 42 anni e un mese, prevedendo che cresca di un altro mese ogni anno futuro, e si aboliscono le quote cioè la somma tra età ed anni di lavoro. In questo modo un lavoratore nato nel ’52 con 36 anni di contributi, andrà in pensione 5 anni più tardi. Se nel frattempo viene licenziato, chi lo riassume? E come campa? Di fatto si aboliscono le pensioni di anzianità, senza neppure tutelare chi si è rotto la schiena facendo lavori duri
Ci si accanisce ancora con le donne che hanno sopportato per tutta la vita anche la fatica del lavoro domestico e di cura. Ora tocca alle lavoratrici del privato, le tessili, le metalmeccaniche, aumentando a tappe accelerate l’età per la pensione di vecchiaia: nel 2012 sarà a 62 anni, a 66 entro il 2018, per poi aumentare fino a oltre i 70 anni.
Si portano tutti al contributivo diminuendo pensioni già basse e si blocca la rivalutazione delle pensioni al costo della vita sopra i 935 euro: uno scandalo per pensioni da anni non più agganciate all’aumento delle retribuzioni.
E’ inaccettabile tagliare ancora su Regioni ed Enti Locali. Si tagliano altri 5 miliardi da subito, 6,5 dal 2012. Sono tagli agli asili nido, alla non autosufficienza, alle politiche abitative e del lavoro. E’ messa in discussione sempre di più la sanità pubblica, già colpita da tagli per 13 miliardi al 2014.
E’ iniquo l’intervento sulla casa. La rivalutazione degli estimi catastali, unito alla reintroduzione dell’ICI sulla prima casa colpirà pesantemente le famiglie italiane. Si colpisce nel mucchio senza tutelare i lavoratori e le fasce più deboli.
E’ inaccettabile che si varino nuove privatizzazioni. Contro 27 milioni di italiani che hanno votato al referendum contro le privatizzazioni dell’acqua e dei servizi pubblici locali, si va avanti su quella strada.
E’ inaccettabile che non ci sia la patrimoniale, che la sovratassa sui capitali scudati sia un misero 1,5%. Con una patrimoniale progressiva a partire dall’1% sopra il milione di euro si potevano e possono reperire 20 miliardi di risorse colpendo solo il 5% della popolazione più ricca.
Monti in Europa si schiera con la Merkel contro la sola vera possibilità di combattere la speculazione, che passa dall’ obbligo per la BCE di acquistare direttamente i titoli di stato dei paesi membri come fa la FED negli USA. In Italia si schiera con i ricchi contro il lavoro.
Pure nella provincia di Siena il quadro che si sta delineando non è per niente rassicurante, sono in atto gravi crisi che producono licenziamenti, cassa integrazione, contratti di solidarietà e strette sulla dinamicità del tessuto produttivo.
Alla crisi strutturale del termalismo, che ha significato la perdita di 2000 posti di lavoro solo nella zona sud della provincia, si sono aggiunte grosse vertenze anche in settori storicamente traino della nostra economia, come quelli della camperistica e del manifatturiero (vedi le minacce di licenziamenti e di chiusura di stabilimenti importanti come l’RDB, l’Amtec, la Imer, la Whirlpool etc.) A queste tragiche prospettive si sommano la crisi ed i buchi dell’Università ed il mancato pagamento dei fornitori da parte delle aziende sanitarie.
E’ evidente dunque come lo sciopero convocato per lunedì 12 dicembre dai sindacati confederali debba costituire solo il primo piccolo passo verso l’apertura di una dura e radicale stagione di lotte alfine di contrastare questa manovra iniqua e recessiva che peggiorerà la crisi, e ci porterà al dramma della Grecia.

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