Contro le prove INVALSI e lo smantellamento della scuola italiana

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Il Partito della Rifondazione Comunista – Federazione di Siena vuole con il presente comunicato esprimere la più profonda e sincera solidarietà alla FLC_CGIL Toscana, che per la data di ieri ha indetto uno sciopero a livello regionale, ai COBAS, che hanno indetto scioperi articolati in diverse date per ordine di scuola che si concluderanno mercoledì 16 Maggio nelle medie superiori, e soprattutto a tutti gli studenti, aderenti all’Unione degli Studenti e al Collettivo Cohiba, che anche nella provincia senese stanno lottando per boicottare i test INVALSI e dire no allo smantellamento della scuola pubblica italiana. Il governo Monti, infatti, come i precedenti sia di centro destra che di centro sinistra, intende tagliare ulteriori fondi alla scuola, mentre afferma retoricamente che la scuola è un volano per lo sviluppo. Se anche i “professori” tolgono alla scuola fondi necessari per qualificare l’insegnamento, l’apprendimento e l’organizzazione amministrativa del comparto scolastico quale futuro si prepara per la formazione umanistica e tecnico-scientifica delle giovani generazioni nel nostro Paese? In assenza di fondi per strutture e didattica, la scuola italiana si trasforma sempre di più in un’istituzione finalizzata più all’assistenza che alla formazione. La qualità, che dovrebbe essere il risultato di un processo omogeneo di apprendimento, scandito su base nazionale, viene delegata ai singoli istituti o reti di scuole e misurata da valutatori esterni attraverso i test INVALSI e le certificazioni di efficienza (per ora sperimentali) previste dal sistema VALES. L’alternativa, quindi, alla scuola pubblica e qualificata è la scuola aziendalizzata (e gerarchizzata al suo interno) e di “eccellenza” ( perciò competitiva e selettiva). La conseguenza sarà che le scuole di ogni ordine e grado verranno distinte in gradi diversi secondo una logica premiale che favorirà le “migliori”. Le prove INVALSI ne sono un esempio. Destinate alle scuole di ogni ordine e grado, con lo scopo di “misurare” i rendimenti in lingua italiana e matematica, al fine di omologarle ad astratti “livelli formativi europei”, di fatto inseriscono un criterio di divisione tra istituti. Esse vanno in direzione contraria a ciò che la scuola dovrebbe fare, ovvero creare le condizioni per un apprendimento critico e creativo. Sono ,invece, coerenti col sistema competitivo che caratterizza l’organizzazione del lavoro funzionale al capitale (non a caso la CONFINDUSTRIA le sostiene). Se consideriamo le novità che stanno per essere apportate in campo normativo, l’orientamento generale appare più chiaro. Il 22 marzo 2012 la VII Commissione della Camera ha approvato un testo che prevede lo stravolgimento degli organi di governo della scuola e l’ingresso dei privati nel Consiglio d’Istituto, per l’occasione rinominato “Consiglio dell’Autonomia”( un eufemismo per non scrivere “Consiglio di Amministrazione”), il quale sarà il vero programmatore delle attività della scuola, subordinando a sé le funzioni del Consiglio dei Docenti (non più Collegio). A ciò si aggiungerà l’”Autonomia statutaria” di ogni singolo istituto, per cui ogni scuola dovrà elaborare il proprio Statuto che regolerà “l’istituzione, la composizione e il funzionamento degli organi interni nonché le forme e le modalità di partecipazione della comunità scolastica”. Aumenterà il potere dei Dirigenti Scolastici, i quali assumeranno prerogative che in precedenza condividevano con altri organi, in primis col Collegio dei Docenti. Gravi sono le conseguenze della “riforma” Gelmini che ha aumentato il numero degli alunni per classe in ogni ordine della scuola, ha portato alla scomparsa del team e delle compresenze degli insegnanti nella scuola primaria, alla riduzione delle ore istituzionali di insegnamento ed alla conseguente difficoltà di predisporre tempo pieno e tempo prolungato, alla riorganizzazione oraria delle attività disciplinari nelle scuola medie di primo e secondo grado con la progressiva scomparsa o ridimensionamento di aree disciplinari (musica, discipline artistiche e tecniche, storia dell’arte), alla fine delle sperimentazioni, alla liceizzazione delle scuole e, quindi, alla scomparsa de facto del valore legale del titolo di studio, alla riduzione delle ore di laboratorio negli Istituti Professionali e Tecnici, ecc. Di fatto un grave impoverimento culturale e materiale della scuola pubblica (a vantaggio della privata non sottoposta ai medesimi vincoli) rappresentato in maniera esemplare dalla riduzione di circa 150.000 posti di lavoro (docenti ed amministrativi) in poco più di 10 anni, 80.000 dei quali conseguenti alla “riforma”. Nelle scuole si respira rabbia e rassegnazione. Per questo, gli scioperi dei COBAS, della FLC_CGIL Toscana e la mobilitazione nazionale degli studenti superiori dell’UDS e non solo, sono l’occasione per far ripartire anche nella scuola l’opposizione sociale e per organizzare iniziative che coinvolgano la gente tartassata da politiche di “risanamento”, in verità “una patrimoniale alla rovescia” che taglia il necessario ai lavoratori dipendenti, ai pensionati, ai disoccupati per dare invece al capitale globalizzato della finanza, dei servizi e dell’industria. 


 Alfredo Camozzi – Dipartimento Conoscenza Partito della Rifondazione Comunista – Federazione di Siena

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