Mussolini, Craxi, Berlusconi e ora Renzi: un nuovo “uomo della provvidenza”

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Tratto dall’intervento di Arianna Ussi alla Direzione Nazionale del PRC

La formazione del governo Renzi segna un ulteriore spostamento a destra del quadro politico-istituzionale del Paese, che porterà ad un’accelerazione del processo di svuotamento delle istituzioni democratiche, ad una precipitazione in senso presidenzialista, ad un attacco, ancora più feroce e sistematico ai lavoratori ed alle loro tutele. Le modalità che hanno portato alla defenestrazione di Letta ed alla formazione del nuovo governo, il ruolo del presidente Napolitano, la scelta stessa dei ministri voluti da Renzi, parlano chiaro. Una nuova ondata di privatizzazioni porterà alla svendita del paese ai capitali nostrani e stranieri di acqua, energia, sanità, trasporti, e del patrimonio immobiliare. La scuola e l’università saranno, ancora una volta, tra i primi settori di intervento del governo. Del resto, l’indirizzo politico che quest’ultimo vuole perseguire è già stato palesato dalla neo-ministra Giannini, coordinatrice politica di Scelta Civica, e dalla sua concezione classista di scuola ed università. Il mai accantonato progetto aziendalistico dell’ Aprea diverrà relatà. “Le scuole si scelgano i propri insegnanti!” significa che la chiamata diretta dei dirigenti scolastici, che in questi anni di mobilitazioni abbiamo fortemente combattuto, determinerà un sistema piramidale e clientelare di tipo feudale, fortemente gerarchizzato, specie se, se verranno aboliti gli scatti di anzianità e introdotte differenziazioni salariali in senso meritocratico. Nei luoghi di lavoro, assisteremo ad un’ulteriore stretta reazionaria che si tradurrà in un attacco sistematico e generalizzato a diritti e salari, sempre più contrapposti tra loro, secondo una logica ricattatoria che trova nel modello Pomigliano e nel più recente modello Electrolux due esempi pericolosamente paradigmatici, che le classi dominanti tenderanno ad estendere ed imporre in ogni settore produttivo. E, all’interno di un pesante clima di repressione e criminalizzazione del dissenso (basti pensare ai provvedimenti restrittivi nei confronti dei disoccupati, a Napoli, e degli attivisti del movimento per la casa, a Roma), i primi ad essere colpiti saranno proprio i comunisti, che già adesso pagano la loro coerenza e la loro determinazione a non piegarsi, ma ad esporsi sempre, nei luoghi di lavoro come nel sindacato e nelle istituzioni.

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